Fin dalla fondazione, la sommità del promontorio di Termini fu occupata dall’Acropoli, in formidabile posizione difensiva.
Fu utilizzato come avamposto militare fino al 1860, quando, con la cacciata delle truppe borboniche, il popolo termitano ne cominciò lo smantellamento, terminato nel decennio 1875-1885. I lavori vennero eseguiti senza alcun controllo e di conseguenza non fu chiarito nulla sulle funzioni della fortezza, ad eccezione delle epigrafi che, nel corso dei lavori, venivano recuperate. Sono quasi tutte lapidi funerarie, quasi certamente riutilizzate come materiale edilizio della roccaforte.
E’ conservata al Museo Civico l’iscrizione araba che ricorda la ricostruzione del castello voluta dal califfo Al Moʻezz (“…per ordine di Giaw”) datata al X secolo.
Delle antiche strutture restano oggi soltanto alcuni brevi tratti della cinta muraria ed una cisterna per la raccolta dell’acqua rivestita di opus signinum relativa alla tarda età ellenistica o romana. Oggi la cisterna è aggregata ad una costruzione degli anni ’50, che con rampe e ripiani permette il passaggio per giungere alla sommità della rupe, che rappresenta uno straordinario punto panoramico sul porto e sul golfo di Termini.
L’area non risulta sempre accessibile.
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