Il primo rinvenimento della zona di Piazza Crispi è in via del Carmelo dove fu rinvenuto un battuto di malta biancastra, ignota la funzione e la cronologia.
Nel vicolo Crispi, piccola viuzza che porta da Piazza Crispi a via Porta Artese, a cavallo con la struttura occupata oggi dal Supercinema, nel 1955 fu ritrovato un tratto di pavimento a mosaico delle dimensioni di m 1 x 1 circa. Il mosaico era a fondo bianco , decorato da una fascia nera di cm 7, con all’interno, probabilmente, un motivo a figure. Sul lato ovest del mosaico si conservava una colonnina di mattoni alta circa cm 60 e dal diametro di cm 40. Il mosaico ha una cronologia che ricade tra la seconda metà del II e gli inizi del III secolo d.C. .
Nel settembre 1862, furono eseguiti lavori di restauro nel magazzino David, ad angolo tra via Porta Artese e via Giuseppe Salemi Oddo (già via Bottai), usato a quel tempo come deposito di legname. In seguito al sopralluogo dell’architetto G.B. Filippo Basile (noto per il Teatro Massimo di Palermo), si eseguirono dei saggi di scavo che misero in luce un muretto, su cui era poggiata una colonnina di dischi in terracotta, che delimitava una pavimentazione a mosaico. Dalle notizie pervenute e dalla documentazione conservata, si sa che il pavimento antico venne coperto nel 1863 con assi di legno e che l’anno dopo vennero eseguiti ben cinque saggi di scavo. Alla fine dei lavori il contesto era certamente spiegato, il mosaico pavimentava il portico di una casa signorile, confermato anche dai resti di un impluvium che vennero riconosciuto al centro. Il mosaico era decorato da una fascia policroma di quadrati iscritti in un meandro. Dalle testimonianze scritte, la pavimentazione portata alla luce era ancora visibile circa cinquant’anni dopo la scoperta.
Nel maggio del 1914, durante i lavori di restauro di casa Artese, in via Porta Artese angolo con via Giuseppe Salemi Oddo, venne ritrovato un mosaico policromo. Dal disegno di A. Vitale, inviato ad effettuare il sopralluogo e il rilievo delle strutture venute fuori, appare chiaro che all’esterno dell’angolo sinistro della casa (all’incrocio tra le due vie, che guarda verso la ferrovia) fu rinvenuto un muretto rivestito da lastre di marmo, inteso come parte di una vasca, e lì vicino, a 1,50 m di profondità, un grande pithos frantumato che venne lasciato sul posto. Del mosaico scoperto furono recuperati pochi pezzetti che lo stesso Vitale nella sua relazione descrisse: «a tessere di marmo bianco e vetro dorato».
Nelle vicinanze del magazzino-casa David, in via Porta Artese, nel giugno del 1884 durante i lavori di costruzione di un nuovo edificio, alla profondità di tre metri dal piano stradale, furono trovati alcuni anelli in pietra arenaria di cm 51 di altezza e cm 68 di diametro, quasi certamente utilizzati per un pozzo. Due di questi anelli furono portati al Museo Civico, ne esisteva un terzo che fu lasciato sul posto, coperto d’acqua, e forse ve ne erano altri più in profondità. Nello stesso scavo furono portati alla luce anche una scure in ferro, due monete e altri piccoli oggetti.
Tutte queste aree sono oggi interrate o edificate.
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