L’acquedotto di Thermae, chiamato Cornelio da un’iscrizione che era posta sulla torre del sifone di partenza di Barratina (AQVAE CORNELIAE DVCTVS), intercettava le acque della sorgente Brucato a 7 km a est dalla città. Nell’acquedotto confluivano anche le acque della sorgente Fontana Fredda, a circa 500 m da Brucato, e della sorgente Favara. La sua costruzione risale al II secolo d.C. e può essere considerato una delle strutture, se non la prima, più grande della Sicilia romana.
Dalla sorgente principale il canale d’acqua, costruito in opus caementicium con paramento in blocchetti (come nell’Anfiteatro e nella Curia) e coperto all’interno da signino per renderlo impermeabile, attraversava le contrade Brucato e Caracoli fino al vallone Tre Pietre. Da Tre Pietre, attraversato grazie a un sifone, l’acquedotto passava per le contrade Balate e San Girolamo e si dirigeva verso la sorgente Favara. La conduttura, infine, raggiungeva la vallata del fiume Barratina che era superata grazie ad un sifone che permetteva di fare arrivare in pressione l’acqua in città.
Il sifone rappresentava un ottimo metodo idraulico per riuscire a superare valli molto larghe e profonde, dove non potevano essere costruiti ponti.
La vasca di distribuzione per la città, il castellum aquae, è individuato nei pressi della Gancia, all’angolo tra via Bologna (già via Barone Villaurea) e via Palmeri, e dalla quale partivano tutte le tubature in terracotta o in piombo.
Nonostante fosse stato prima bloccato dagli arabi, nell’828, e poi distrutto dagli angioini, nel 1338, in entrambi i casi per assetare la città durante i loro assedi, l’acquedotto svolse la sua funzione molto a lungo, rifornendo Termini fino al 1860.
I resti sono cosparsi lungo il percorso dell’acquedotto dalla sorgente a Termini Imerese, ma la parte più monumentale dell’intera struttura è possibile visualizzarla in Contrada Figurella, dove l’acquedotto supera, con la sua costruzione a doppie arcate alta 16 metri e lunga oltre 100 (prima di subire alcuni crolli), il fiume Barratina. La sua monumentalità è già pienamente visibile dalla bretella autostradale in ingresso o in uscita dalla città.
Di diversa datazione, invece, i resti dell’acquedotto visibile all’ingresso della città, in via Falcone-Borsellino, la cui costruzione o ricostruzione si fa risalire al XIV-XVI secolo. Dietro le arcate è ben visibile l’ultimo resto di un sifone puntellato (Torre Mazzarino) poiché in pericolo di crollo.
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