Che la tholus macelli in piazza Duomo non fosse un monumento isolato fu chiaro fin dai primi saggi di scavo del 1981 in prosecuzione di uno scavo di due trincee per la posa di tubature idriche. Ancora dopo avvenne l’imprevista scoperta di una pavimentazione di lastre calcaree tra i due marciapiedi che dividono la piazza, per cui venne organizzata una campagna di scavo tra il giugno e il luglio del 1984 che mise in luce diverse strutture murarie e pavimentali che erano in diretto rapporto con il monumento circolare.
In seguito, altri saggi di scavo si sono imbattuti in strutture e pavimentazioni simili sui lati ovest e nord della piazza e in via Garibaldi. Fu aperta una lunga trincea dall’angolo della via Iannelli a quello con la via Garibaldi. Il terreno superficiale si presentava assai eterogeneo per via dei tanti lavori moderni eseguiti nel tempo dovuti alla posa di canalette e condotte idriche e fognarie, e per l’occasione si aprirono due saggi di scavo archeologico, ampliati di 1 metro circa in direzione centro piazza per entrambi i casi.
Nel Saggio 1 è stato individuato, sotto il manto stradale, un tratto di muro di circa 2 m in direzione NO-SE con paramento in opus vittatum di blocchetti di calcare marnoso disposti su piani orizzontali e legati da malta biancastra. La pavimentazione situata sotto uno strato ben sigillato è databile al IV secolo d.C.. Nello stesso saggio fu individuato un secondo muro formato da blocchi di calcare grigiastro legati da malta bianca ricca di ciottolini (simile a quanto visibile nei piloni dell’anfiteatro). Di questo secondo muro si conserva un tratto di appena 1,20 m. La struttura fa riferimento ad un arco temporale tra la fine del IV e il V secolo d.C.. Da questo saggio non risultano elementi validi per associare le strutture venute fuori ad un complesso che abbia avuto natura pubblica.
Nel Saggio 2, che era situato a 7 m dal Saggio 1, sono stati individuati un muro che, nel suo breve tratto, forma un angolo, ed un pavimento a mosaico. Il muro è costituito con blocchetti di calcare bianco databile al I secolo d.C. . Nello stesso Saggio, poco dopo il muro, un mosaico a tessere bianche e nere; all’interno di una riquadratura costituita da un doppio filo nero, una serie di quadrati non contigui collegati tra loro agli angoli da più piccoli quadrati con lati concavi. All’interno dei quadrati una decorazione con motivo della svastica. Anche il mosaico, grazie a confronti, si può datare alla prima metà del I secolo d.C. . Tanto il mosaico, quanto il muro, si riferiscono ad ambienti destinati a funzione pubblica. L’abbandono dell’area va posto alla fine IV-prima metà del V secolo.
Altri due saggi vennero eseguiti sul lato occidentale della piazza.
Nel Saggio 3 le strutture antiche erano ricoperte da uno spesso strato di terriccio, ghiaia e pietrame di formazione recente, tagliato a sua volta da trincee per la posa di tubi e condutture. Lo spessore dello strato, che arrivava fino al pavimento di età romana, ha fatto supporre che le più recenti opere di sistemazione della piazza avevano certamente strappato in parte i depositi antichi.
Sotto il primo strato è venuta alla luce la parte inferiore di un pilastro (cm 66×50), costruita con blocchetti di calcare scolpiti in faccia-vista e legati da malta, conservata fino ad un’altezza massima di 55 cm, i resti di un crollo di tegole che doveva essere più ampio, ma che probabilmente fu asportato da recenti lavori. Alla costruzione si riferisce anche un pavimento di cocciopesto. Nello stesso pavimento è inserita una fascia decorativa a mosaico larga circa 2,20 m dove si distinguono tre motivi decorativi, ma solo uno leggibile, quello centrale, una treccia realizzata con tessere nere, bianco giallastre e grigie tra due bordure sottili neri.
Il pavimento si estendeva anche al di fuori del saggio di scavo e nella su estensione venne anche tagliato da una fossa che scese in profondità, nello strato d’argilla su cui poggiava il pavimento stesso. Non è noto a cosa fosse destinato questo vano sotterraneo, una fossa chiusa almeno su tre lati, il muro con blocchi ad oriente, la struttura a sud e la parte di argilla a occidente. Lo scavo del riempimento di questa fossa documenta un periodo poco noto a Termini Imerese: frammenti ceramici che si riferiscono ad un periodo tra l’XI e il XII secolo d.C.. Non ci sono dati utili per determinare il periodo di costruzione, i pericoli di crollo non hanno permesso agli archeologi di raggiungere il piano pavimentale.
Infine, nel Saggio 4, all’incrocio con la via Mazzini, due strutture di mattoni di difficile interpretazione fortemente danneggiate dalla pose della conduttura idrica. Le due strutture sono composte da mattoni di argilla cruda in gran parte sbriciolati e alcuni di loro sono di colore verdastro, forse per combustione. Incerto anche il rapporto tra queste strutture di mattoni e le altre opere murarie venute fuori.
Oggi tutte le aree di scavo sono interrate.
In basso la planimetria degli scavi archeologici svolti tra il 1984 e il 1991 in Piazza Vittorio Emanuele e vie adiacenti, con l’area della tholus macelli, il muro ad angolo rinvenuto nella via Iannelli e il muro rinvenuto in via Mazzini.
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