L’edificio, era visibile in parte alla fine del ‘700 come si può trarre da uno degli acquarelli di Houel, che li valutò pertinenza di un serbatoio d’acqua. Nel 1827, su iniziativa di Palmeri e Romano si effettuò una campagna di scavi che mise in luce la sala absidata, due ampi vani antistanti e due ambienti più piccoli.
Fu esclusa la pertinenza idraulica e si pensò ad una basilica o la curia termitana.
Gli scavi ripresero, su sollecitazione della Commissione Antichità e Belle Arti, nel 1864, ma solo nel 1878 il De Michele pubblicò una pianta ed un rapporto dove si evince che egli approfondì lo scavo nella sala absidata senza trovare traccia di pavimento e di avere messo in luce altri tre vani sul lato orientale, questi ultimi pieni di tombe del cimitero degli ebrei, per i quali il piano Barlaci era stato concesso a tale scopo fino al 1467, quando la zona fu assegnata ai domenicani che già dal 1453 beneficiavano del limitrofo piano di S. Giovanni.
Nell’aprile del 1984 i resti della Curia sono stati ripuliti e nella sala absidata è stato riscoperto il livello raggiunto nel 1827 e nel 1864. Sono stati effettuati altri saggi, all’interno e all’esterno della sala absidata, che hanno consentito di esaminarne la tecnica costruttiva e la cronologia del monumento.
In merito alla destinazione, senza escludere che si possa trattare di una domus di importante proprietario, per ampiezza e articolazione potrebbe essere riferito alla sede di una schola.
E’ visitabile entrando all’interno della Villa Palmeri.
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