L’area del porto fu individuata, da don Vincenzo Solito, nell’area pianeggiante ai piedi del promontorio, in una zona chiamata la Scilba, e sulla base di ritrovamenti di ruderi che egli identificò con i resti dei moli romani, di colonne di pietre e degli anelli di ferro per gli ormeggi delle imbarcazioni.
Benché non ci si possa spingere sull’ipotesi dell’ecclesiastico, per il quale il mare si spingeva fin sotto le Terme rasentando le torri dell’Annunziata e di S. Orsola, è evidente che l’insenatura del porto, in antico, fosse più marcata rispetto a oggi.
A screditare l’ipotesi del mare vicino le Terme ci furono anche le trincee aperte (alcune approfondite oltre 1,50 m) dei primi anni ’90 in Piazza Bagni, dalla cui analisi fu osservato uno strato alluvionale compatto e di formazione non recente. E’ probabile che, l’area occupata fino al XIX secolo dalla selva dei bagni, residuo della Scilba, sia stato sommerso in epoca romana, come confermato da alcuni rinvenimenti e dalle osservazioni del Battaglia «…così può inferirsi che il mare lambiva allora quasi il limite superiore delle vie Taverna, Ciprì, Piretto, ecc. che il porto comprendesse la già Selva dei Bagni e luoghi attigui…».
Nel 1883, quando cominciò ad essere urbanizzata quest’area della città, in via Gisira vennero rinvenuti muraglioni composti da grossi blocchi di pietra che furono valutati resti di opere portuali.
Fino agli anni ‘40 del secolo scorso affioravano dai flutti tre spezzoni del molo romano nominati “la Gisìra” (dall’arabo aljazira, l’isola), che il Columba accerta a 125 metri dalla costa. Per il graduale avanzamento della linea di costa, avvenuto a partire dal secondo dopoguerra, oggi la Gisìra è interrata, ma è possibile individuarne l’esatta posizione. Il molo era di fronte l’attuale via Tinta, e doveva seguire all’incirca l’andamento del molo contemporaneo, orientato verso N70°E per 400 m e poi piegava di circa 120° verso E per altri 425 m circa. La cosa fu confermata anche dai ritrovamenti effettuati durante la costruzione di un bacino di carenaggio, per il quale vennero scoperti i resti di un’opera cementizia con un paramento fatto a blocchi, parallela alla linea di costa.
Interessante, per l’analisi dell’avanzamento della costa, il rilievo batimetrico della rada di Termini Imerese effettuato nel 1914 dalla corvetta Capitano Verri che di seguito viene riportato.
La localizzazione è zonale, tutta l’area oggi risulta interrata o edificata.
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