Nel 1794, aprendosi una nuova strada alle spalle del Convento della Gancia, nell’area occupata dalla “silva” dei Frati Minori, furono scoperte alcuni resti di strutture. Le lettere del parroco L. Rini e la relazione dello studioso Tommaso Gandolfo, ci segnalano un lastricato di pietre ben connesse che furono prelevate per il loro riutilizzo, una colonna alta m 1,80, frammenti di un’altra e alcuni pezzi di marmo bianco e policromo (giallo di Siena e cipollino).
A diversi metri di distanza, venne fuori un altro lastricato, cementato con malta mista a cocciopesto e lapillo lavico, accanto al quale correva un canaletto. Gandolfo dettagliò di «un mucchio di pietruzze cotognine e alquante di colore blu» attribuendolo ai resti di un mosaico, ricordando che anni prima erano stati rinvenuti i resti di una vasca rivestita di mosaico. In corso d’opera vennero scoperte alcune sepolture.
È probabile che l’area dei lavori abbia coinvolto l’estrema propaggine della necropoli occidentale e alcune strutture di cui si ignora la funzione.
I ritrovamenti non sono visibili, si tratta di una localizzazione zonale in un’area oggi edificata.
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