Nel 1827 B. Romano e N. Palmeri portarono alla luce parte di un complesso da attribuire a un bagno: una stanza pavimentata a mosaico riscaldata da una fornace e una vasca rivestita da mosaico. La pianta dello scavo non indica la posizione dei ritrovamenti, nel resoconto si dice che la Chiesa di Santa Lucia si trova accanto al recinto entro il quale vennero alla luce le strutture e che il muro settentrionale della chiesa poggia su un muro romano, ma senza specificare di quale muro dei ritrovamenti si tratti.
Quindi lo scavo fu eseguito alle spalle della chiesa e all’interno del recinto del reclusorio, molto probabilmente il muro settentrionale della prima stanza faceva da fondazione al muro del reclusorio e che l’ingresso antico era comune con l’ingresso del recinto.
Nel 1879, durante i lavori per l’ampliamento dell’orfanotrofio, sul lato posteriore dei precedenti scavi, fu messa in luce una galleria sotterranea, larga 3,20 m e alta 3,05 m, e venne valutata da Ciofalo come acquedotto, ma probabilmente si trattava di un criptoportico.
Sul lato orientale, a livello superiore, venne messo alla luce un pavimento con mosaico a reticolato al cui interno era inserito un riquadro raffigurante alcuni pesci e un’aragosta presi nella rete. La direzione della galleria, seguita per oltre 50 m verso SO, rende certo che anche i ruderi rinvenuti seguivano lo stesso orientamento di quelli messi in luce in precedenza da Romano.
Due brevi tratti di muro, con orientamento verso SO, sono stati rinvenuti negli anni ’90 del secolo scorso nel cortile antistante la scuola sulla via Albergo Santa Lucia. Durante le fasi del ritrovamento, le condizioni del terreno, troppo rimaneggiato, non hanno consentito di isolare gli strati pertinenti alle strutture.
Oggi tutte quelle aree risultano interrate o edificate.
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