Fu segnalato per la prima volta dal Torremuzza e venne illustrato tra fine ‘700 e inizio ‘800 da Houel, Ferrara e Romano che, con le loro vedute, mostrano una camera sotterranea con la volta parzialmente distrutta, al fondo un’ampia nicchia, e alle pareti i loculi dove erano adagiati i defunti.
Posto a breve distanza dal moderno cimitero, il sepolcro oggi appare quasi interamente nascosto da cespi e grandi alberi.
Per quanto la volta sia stata soggetta a opera di riparazione, verosimilmente per crearne un ricovero di animali, la presenza della nicchia sul fondo e l’identità tra le dimensioni (m 6,80 x 5,70) e le verifiche in sito, non lasciano alcun dubbio sul suo riconoscimento quale sepolcro monumentale.
La struttura, in pianta quadrangolare, è costruita in opus incertum con blocchetti, ciottoli e pietrame inframmezzati da pezzi di tegole e cementati da malta bianca, granulosa, con abbondante pietrisco. La volta non è valutabile dal punto di vista costruttivo, proprio perché nel tempo è stata soggetta a pesanti riparazioni per il suo plausibile riutilizzo pastorale.
L’ingresso si trova nella parete opposta al fondo con la nicchia, che ha forma quadrangolare e volta a botte. Oggi la camera è interrata più o meno fino al livello visibile nella veduta di Houel.
L’area del Sepolcro non è sempre accessibile.